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Benvenuto alla prima puntata del nostro viaggio nelle fiabe giapponesi. In questa rubrica parleremo di come esse siano nate, come sono arrivate fino a noi. Alla fine, ci sarà la traduzione in italiano con il link alla fiaba in lingua originale (se studiate giapponese vi sarà molto utile).

La prima fiaba di oggi è Momotaro (桃太郎 – Momotarō -, ragazzo pesca) risale al periodo Muromachi (室町時代 – Muromachi jidai – che iniziava nel 1336 e terminava nel 1573). Solo dal periodo Edo (江戸時代 – Edo jidai – o conosciuto come 徳川時代 – Tokugawa jidai – periodo Tokugawa) abbiamo le prime tracce scritte di questa storia. In questo periodo solo alcuni testi più recenti sono sopravvissuti fino ad oggi. Il primo è il 再板桃太郎昔語 (Saihan momotarō mukashigatari o Le antiche storie di Momotaro) del 1777. Il secondo è il Momotaro (『もゝ太郎』) del 1723.

Il ricercatore di cultura giapponese Koike Dogoro (小池 藤五郎 – Koike Dogorō), considera il Momotaro del 1777 la più antica copia della storia di Momotaro sopravvissuta. Generalmente, la storia segue la stessa trama di quella che troviamo nelle versioni moderne ma ci sono delle differenze. Tra le quali l’età di Momotaro, il cibo che dona agli animali, gli animali stessi e la sua nascita da una pesca.

Nel era Meiji (明治時代 – Meiji jidai, che inizia nel 1868 e termina nel 1912), la favola di Momotaro viene inserita nei testi delle scuole elementari nel 1887. Nel 1894 Iwaya Sazanami (巖谷 小波), scrittore, studioso di letteratura per l’infanzia e poeta che scriveva haiku (俳句, un tipo di poesia giapponese), aveva già pubblicato tra il 1894 e il 1896 una sua versione di Momotaro nel suo lavoro chiamato Racconti Popolari Giapponesi (日本昔噺 – Nihon Mukashibanashi). Il suo Momotaro era uno shogun (将軍 – shōgun, comandante dell’esercito) del Grande Giappone (大日本 – Dai Nihon) mandato in una spedizione punitiva per calmare gli orchi che abitavano nella parte nordest del Giappone. In testi più antichi, gli oni (鬼, orchi, demoni, mostri) venivano puniti severamente, ma nella versione di Iwaya erano considerati sin dall’inizio maligni, che divoravano gli umani e rubavano gli averi dell’Imperatore dell’isola del Giappone.

Questa era la motivazione per giustificare la spedizione di Momotaro. Gli orchi, si implica, rappresentassero la dinastia cinese dei Qing, visto che la pubbliazione è avvenuta allo scoppio della prima guerra sino-giapponese (日清戦争 -Nisshin sensō) tra il 1894 e il 1895.

Nell’era Taisho (大正時代 – Taishō jidai – era Taishō, iniziata nel 1912 e terminata nel 1926), dalla terza edizione della Letteratura della lingua nazionale (1918–1932) fino alla fine della seconda guerra mondiale Momotaro è apparso nei testi nazionali delle scuole elementari. Un insegnante ha fatto notare un cambio della percezione della storia di Momotaro, soprattutto dalla parte politica liberale, come il novelista Yamamoto Yūzō (山本 有三), dove gli orchi venivano puniti per nessun motivo e ai bambini veniva data l’idea che gli oni rappresentassero gli stranieri.

Agli inizi dell’era Showa (昭和時代 – Shōwa jidai – era Shōwa, iniziata nel 1926 e terminata nel 1989. L’era più lunga della storia giapponese), Momotaro viene ancora utilizzato per instillare il pattriottismo nei bambini con la quarta edizione de la Letteratura della lingua nazionale (1933–1938). In questa edizione, viene dato ascolto alle critiche ricevute e gli oni non sono violenti, non fanno del male agli umani e non rubano, rinunciando volontariamente ai tesori dell’imperatore. Durante la seconda guerra mondiale, Momotaro veniva utilizzato per fare propaganda contro gli americani e i suoi alleati. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Momotaro non viene più inserto nei testi scolastici giapponesi.

Le versioni orali hanno variazioni regionali, dove, invece di una pesca, si parla di una scatola rossa e bianca con Momotaro al suo interno scivolare giù dal fiume; oppure la scatola è rossa e nera o la pesca si trova dentro la scatola; in altre versioni provenienti dalle regioni dello Shikoku (四国) e del Chūgoku (中国), Momotaro è un fannullone come il protagonista delle storie del Netaro (三年寝太郎 – San’nen netarō – Il ragazzo che dormì per 3 anni). Ci sono anche variazioni della sua crescita ad età adulta. Il Momotaro di oggi è generoso, coraggioso, forte e si prende cura dei suoi genitori.

Quando diventa adulto, parte per un viaggio verso l’isola dei mostri(鬼ヶ島 – Onigashima, che è confermata trovarsi nell’isola di Megijima [女木島, si trova nel mare interno di Seto in Giappone] ). In altre versioni Momotaro, di sua iniziativa, va a sconfiggere gli orchi o sono i suoi compaesani a invitarlo a sconfiggere gli orchi. La fine di questa favola è sempre la stessa: Momotaro sconfigge gli orchi e visse felice e contento insieme ai suoi genitori.

A Inuyama (犬山市 – Inuyama shi, città di Momoyama. Si trova nella prefettura di Aichi, a nord della città di Nagoya) si festeggia il 5 maggio il Momotaro Festival al tempio di Momotaro.


Qui di seguito la favola di Momotaro:

C‘era una volta un signore anziano e una signora anziana. Il signore anziano era a tagliare la legna sulla montaglia mentre la signora anziana lavava i panni al fiume.

Mentre la signora anziana lavava i panni, dal fiume vede arrivare una piccola pesca. La prende e la assaggia e la trova deliziosa e pensa che suo marito avrà qualcosa da mangiare la stessa sera. Vede arrivare verso la sua direzione una pesca enorme, la prende e, quando si fa sera, la porta a casa dicendo al marito che avevano una pesca da mangiare tutta per loro.

Quando decidono di tagliarla, la pesca si apre a metà e un bambino al suo inteno che piange. La coppia decide di chiamarlo Momotaro e di crescerlo insieme. Momotaro cresce più in fetta del previsto. In quel periodo, i demoni venivano spesso nel suo villaggio, rubando e facendo del male agli umani. Momotaro parla con i suoi nonni dicendogli che deve andare a sconfiggere i mostri nell’Isola dei mostri.

I suoi nonni sono preoccupati, non voglio lasciarlo andare perché è ancora troppo piccolo. Alla fine decidono di lasciare andare loro nipote e gli danno dei kibi dango (きび団子, dolci di riso tradizionali giapponesi, specialità della prefettura di Okayama). Durante il suo viaggio, incontra un cane, una scimmia e un fagiano. Gli chiedono dove sta andando e gli chiedono di dargli un kibi dango perché sono affamati e lo avrebbero seguito. Superano montagne e valli, poi prendono una barca e navigano in mare.

Arrivati all’Isola dei mostri, trovano un portone, Momotaro bussa ma non apre nessuno. Allora la scimmia si arrampica sul portone e riesce ad aprirlo. I mostri non sono contenti della presenza di momotaro e i suoi amici, così iniziano ad attaccarli. Momotaro combatte con la sua spada, il fagiano colpisce con il suo becco i mostri, la scimmi li graffia e il cane li morde.

Il capo dei mostri chiede a Momotaro e ai suoi amici di risparmiarlo, non avrebbe più fatto male a nessuno. Avrebbe dato loro i tesori rubati chiedendo scusa per quello che aveva fatto agli umani. Momotaro e i suoi amici tornano al villaggio, distribuiscono i tesori con tutti gli abitanti e Momotaro e i suoi nonni vivranno felici e contenti.


Se studiate giapponese, qui troverete questa favola in giapponese con la traduzione e il vocabolario in inglese.


Vi è piaciuta questa favola? Mi sono divertita a cercare informazioni sulla sua storia e l’impatto che ha avuto sulla popolazione giapponese. Per oggi è tutto. Alla prossima.



Fonti: Wikipedia, Fuum.me, Wikipedia, Wikipedia, Wikipedia, Wikipedia, Wikipedia, Life.ou.edu