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Continuiamo la serie delle favole giapponesi con Kasa Jizō o la divinità protettrice dei bambini.




Jizō si riferisce al bodhisattva Kṣitigarbha (bodhisattva significa persona che ha raggiunto il risveglio spirituale o l’illuminazione; il nome Kṣitigarbha in sanscrito significa matrice della Terra). La storia di Kasa Jizō viene raccontata dai genitori ai figli per instillare in loro valori basati sull’etica buddhista. La sua origine proviene dalle regioni del Tōhoku e Niigata, con alcuni elementi provenienti dall’Hokuriku e dalla parte occidentale del Giappone ma l’origine precisa è sconosciuta.


Ecco la storia di Kasa Jizō:


Tanto tempo fa’, due signori anziani vivevano in una casa povera ma accogliente su una montagna. Era il giorno prima del nuovo anno e non avevano nulla da mangiare, così la moglie chiese al marito di prendere dei vecchi vestiti e di venderli al mercato.

Quel giorno nevicava fitto fitto e si faceva molta fatica a camminare in mezzo alla neve e al freddo. A un certo punto, l’anziano signore si ferma e nota sette statue di Jizō con la testa coperta di neve e il collo coperto da una sciarpa di cotone di colore rosso. Egli si mise a pulire la testa delle statue e chiese scusa per non aver nulla per coprirli, si inchina e prosegue la sua camminata.

Arrivato in città, il vecchio prepara il suo tappeto di bambù e i vestiti da vendere. Il mercato è pieno di gente e di venditori con le loro bancarelle. Il tempo passa ma nessuno si ferma a guardare o comprare i suoi vestiti e tutte le bancarelle ormai sono chiuse. Il signore si stava preparando le sue cose per tornare a casa quando un venditore di cappelli conici asiatici lo ferma e gli chiede se vende ancora i suoi vestiti. Questo chiede all’anziano se poteva comprare i vestiti con i suoi cappelli perché non aveva abbastanza denaro. Dopo averci pensato a lungo, l’anziano signore accetta l’offerta e si augurano buon anno a vicenda.

Il vecchietto riprende la camminata verso la sua casa. Il vento soffiava forte, la neve continuava a cadere a fiocchi e, mentre pensava a cosa dire alla moglie, rivede le sette statue di Jizō. Egli si preoccupa di nuovo perché stanno prendendo freddo, così decide di prendere i cappelli che aveva comprato dal signore dei cappelli e di darli in dono alle statue. Si accorge però che gli manca un cappello per l’ultima statua, così decide di dare il suo ad essa. L’anziano signore si inchina verso le statue e continua il suo cammino in mezzo alla neve.

Arrivato a casa, la moglie tutta preoccupata, gli chiede come mai ha ritardato il suo ritorno a casa e perché è senza cappello. Il marito spiega alla moglie cos’è successo e la moglie, con sorpresa del marito, gli dice che ha fatto bene a dare il suo cappello alla statua.

I coniugi sono a letto che stanno dormendo e, a un certo punto, sentono delle voci e dei rumori. Dov’è la casa dell’anziano signore? dicono delle voci più volte, finché, Ecco la casa dell’anziano signore. Passano diversi minuti e il vecchio va ad aprire la porta della sua casa trovandosi un carro pieno di cibo. Lui si chiedeva chi fosse stato e poi si ricorda delle stature. Infatti, in lontananza, vede delle statue con i cappelli che lui gli aveva dato e lui, insieme a sua moglie, si inchinano per ringraziarli.

Il mattino successivo, i coniugi preparano dei mochi (dolci morbidi fatti con la pasta di riso e all’interno puoi inserire qualsiasi gusto a tuo piacimento. Li si mangia tutto l’anno ma vengono tradizionalmente consumati a capodanno) per donarli alle statue in segno di ringraziamento. Da quel momento, la coppia si prenderà cura di loro e vivranno per sempre in salute e felici per tutta la vita.


Crediti: youtube, wikipedia, hukumusume